lunedì 18 gennaio 2010

Bettino Craxi rubava soprattutto per sé e i suoi cari ( ditelo a Minzolini )

Raccontano le cronache politiche che il pranzo di giovedì tra Silvio Berlusconi eGianfranco Fini si è concluso con una “tregua armata”. Cioè, per uno come il premier, abituato a vedere il bicchiere mezzo pieno, male. Eppure doveva saperlo che l’attuale presidente della Camera è un osso duro. Glielo aveva preconizzato, fin dal ‘95, Bettino Craxi, di cui martedì 19 gennaio ricorre il decennale della morte.

"Diffida di Fini", gli intimava l’ex segretario socialista, latitante ad Hammamet, in Tunisia. E lo aveva raccontato, nero su bianco, in tre paginette, trovate dalla Digos, durante un sequestro di documenti ordinato dal sostituto procuratore di Mani Pulite Paolo Ielo, pm nell’inchiesta sulle tangenti alla Metropolitana milanese. Era il 7 luglio di 15 anni fa e da un archivio di via Boezio a Roma, sede della Giovine Italia, creatura socialista guidata da Luca Josi, craxiano di ferro, ecco spuntare, in mezzo a tanti scatoloni lì ammucchiati, ricchi di documenti storici del Psi, le "riflessioni" di Bettino.

Sono i consigli di un anziano e navigato leader a Berlusconi su come farsi largo nelle acque torbide della politica: gli suggerisce infatti di non "imperniare lo sviluppo politico sullo stretto binomio Berlusconi-Fini, che ha perso prima ancora di incominciare. Fini perde poco, perché si può accontentare che lo salutino. Berlusconi perde".

Nel "decalogo" Bettino scrive che Forza Italia "deve riacquistare la sua autonomia e non risultare subalterna alle esigenze di alleati infidi e ipocriti...deve riassumere il ruolo di una forza di centro, in grado di dialogare a destra e a sinistra". È la versione anticipata dell’inciucio. Craxi cita la Fininvest come protagonista di "un sistema inquinato dell’informazione politica". Raccomanda all’amico neofita alcune mosse che verranno in seguito, in parte, eseguite. Lo incita a essere intransigente ed aggressivo (contro Massimo D’Alema e il Pci-Pds), contro Antonio Di Pietro e il pool di Mani Pulite, richiedendo a gran voce una serie di inchieste parlamentari sui più svariati argomenti. Lo invita a puntare sul "rinnovamento" in un’edizione anticipata del "partito dell’amore".

La stesura dei "consigli" da Hammamet risale a giugno ‘95, all’epoca del governo diLamberto Dini, dopo la caduta del "Berlusconi 1". Lo si capisce dalle prime righe della nota: "La scappellata resa da Dell’Utri appena scarcerato è irresponsabile e suicida. È l’inchino degli sconfitti". Marcello Dell’Utri, storico braccio destro di Berlusconi, era stato arrestato il 26 maggio di quell’anno per le fatture false diPublitalia e liberato il 16 giugno, cinque giorni dopo il referendum, tra l’altro, su libertà di spot in tv, favorevole al Cavaliere di Arcore. Il quale, euforico per la vittoria, si proponeva di andare a festeggiare al carcere di Ivrea, sotto la cella di Dell’Utri, ancora, sia pure per pochi giorni, detenuto.

Craxi concorda: "Superato nel modo migliore il referendum". Ma se la prende con lo stesso Dell’Utri ("la scappellata"), perché, appena uscito dalla galera, elogia pubblicamente D’Alema ("È il politico maggiormente disponibile e responsabile, ha capito che l’urto frontale danneggia il solo paese").

D’Alema, lui, il nemico giurato di Bettino, così dipinto: "Il Pci-Pds è il partito che aveva più risorse e più finanziamenti illegali. Finanziato dall’interno e dall’estero. Oggi è in cattedra dando lezioni di moralizzazione. Negli ultimi anni il responsabile politico anche dell’amministrazione era D’Alema. Ora che su tutto questo non si è aperto un fronte è completamente assurdo".

La storia dimostrerà che, almeno da questo punto di vista, le cose sono andate diversamente. Perché i due, Berlusconi e D’Alema, dialogheranno insieme nella famosa Commissione bicamerale, guidata proprio da "Max" e istituita nel ‘97. Che avrebbe dovuto partorire le riforme istituzionali. E invece è stata un fallimento. Ma, Bicamerale a parte, Silvio seguirà le lezioni di Hammamet.

Come quando Bettino auspicava: "Per continuare a fare politica, occorre una linea e una squadra di combattimento". Obiettivo, i pm, ad esempio: "Il caso Di Pietro deve diventare un simbolo. Bisogna andare a fondo, giacché ne esistono tutte le condizioni". Di Pietro e i suoi "traffici che sono tanti", un escamotage utile per consentire di "avviare un campagna a vasto raggio". E ancora, nel mirino, il poolmilanese, che ha "usato strumentalmente il potere giudiziario, approfittato di determinate circostanze, violato leggi, principi costituzionali, trattati internazionali".

Infine l'ultimo appello a Silvio. Fare inchieste parlamentari su tutto: sui suicidi diTangentopoli, sulle intercettazioni telefoniche, sui finanziamenti di certe campagne elettorali dal ‘92, sui rapporti tra l’onorevole Luciano Violante e la magistratura. Craxi dixit. E il discepolo si adeguò.

Da Il Fatto Quotidiano del 16 gennaio

venerdì 15 gennaio 2010

Annozero puntata del 14.01.2010



Il video del consueto intervento di Marco Travaglio ad Annozero, come sempre tristemente realista ed insieme divertente.

giovedì 17 dicembre 2009

Stato riciclatore Stato ricettatore

"Stato riciclatore, Stato ricettatore" di Antonio Di Pietro | 17 Dicembre 2009
Tieniti aggiornato: www.antoniodipietro.it

O mia bela Madunina

Un debole di mente, tal Tartaglia,
ha tirato sul viso al Cavaliere
un souvenir col duomo. La canaglia,
dribblando di gorilla fitte schiere,

il premier ha ferito a un labbro e al naso,
facendogli cadere pur due denti.
“Qui dell’odio sta traboccando il vaso! –
si alza immediato il coro dei serventi –

La colpa è di ben noti giornalisti
nonché di sovversivi magistrati,
quella banda di rossi disfattisti
da lunghissimo tempo ormai impegnati

nell’istigare all’odio ed al rancore
contro l’uomo più buono del Paese,
che non per nulla è l’Unto del Signore!
Fu istigato da loro il bell’arnese!”

Premesso che un rivale non si mena,
poiché in democrazia si dà battaglia
non armati di una scultura oscena,
ma delle idee, che non ha Tartaglia,

può passar per la testa solo a un matto
di far santo il Berlusca col supplizio,
poiché Silvio dal volto tumefatto,
oltre al mal, avrà grande benefizio.

Quanto all’odio che sprizza da ogni dove,
hanno ragione i fan di Berlusconi,
ma avendo ribaltato, ahimé, le prove
i cattivi han scambiato con i buoni.

A dare dei coglioni agli avversari,
a dire che ogni magistrato è pazzo,
a minacciar con le tivù i compari,
aggiungendo: “Mi avete rotto il cazzo!”

a Follini e Casini, un dì lacché,
a dar del criminoso ad Enzo Biagi,
è stato quel brav’uomo del premier,
lo stesso che dà agli altri dei malvagi.

A dire che è di merda la sinistra,
aggiungendo: “Ma va’ a mmori’ ammazzata!”
è il nano che ogni dì ci somministra,
mai fannullone, almeno una cazzata.

A dir che dalle bergamasche valli
son pronti a scendere trecento armati,
fucili ben oliati e duri i falli,
a raddrizzar piemme handicappati,

a organizzar padane ronde verdi
con proiettili da trecento lire,
è quel Bossi che sembra che si smerdi
col tricolor, il meglio fan del Sire.

A dir che è un killer ogni magistrato
ed un mafioso il giudice Caselli
è tale Sgarbi, pacifista nato,
che sbandiera d’ulivo i ramoscelli.

A proclamar che devono morire
quelli avversi alla croce nelle scuole,
è quel La Russa che ci fa soffrire
non sai se per la faccia o le parole.

Chi accusa Boffo di essere ricchione,
Veronica di farsi su un gorilla
e Gianfranco di andar con le battone,
è tal Feltri che a Silvio i soldi spilla

per fare il direttore del Giornale,
una nota testata pacifista.
L’ultimo, in campo sceso col grembiale,
la tessera e il compasso piduista,

è un vecchio socialista, tal Cicchitto,
servitor del padrone del momento,
della prima Repubblica un relitto
e della nuova un pessimo elemento:

ce l’ha col gruppo Espresso, con Santoro,
con Travaglio, nei media terrorista,
con coloro che spiegan fuor del coro
che Silvio è tutto, meno che statista.

Si alza dall’ospedal San Raffaele
la voce del Berlusca e nel tumulto
dice parole dolci come il miele
per por fine alla guerra dell’insulto:

“L’amor vince sull’odio e sull’invidia…
Appena mi alzerò da questo letto
non temeremo più nessuna insidia.
So come fare, Putin me l’ha detto…”

Carlo Cornaglia
16 dicembre 2009

Non è tempo di tacere

L’articolo 21 della Costituzione al primo comma recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” Ma la Costituzione è vecchia e va cambiata – ce lo ha ricordato nuovamente anche il capo del governo, cosi’ come il suo ministro dell’economia Tremonti, che domenica ha detto: “La Costituzione e’ importante ma la patria lo e’ ancora di piu’”. Come disse qualcuno molto tempo fa’, il patriottismo e’ l’ultimo rifugio dei mascalzoni.

Titola oggi il Fatto: Non è tempo di tacere, una piccola ma significativa raccolta di voci dopo le parole violente e vili del piduista incendiario Cicchitto, capogruppo del PDL alla Camera. Bocca, Sartori, Lerner, Annunziata, Zagrebelsky, Fo, Hack, Camilleri, Tabucchi, Tranfaglia. Nei giorni scorsi gia’ si erano fatte sentire le voci di Paolo Flores D’Arcais e Barbara Spinelli. Con loro, migliaia di cittadini che hanno voluto far sentire la loro solidarietà repubblicana a Travaglio, al Fatto, a Repubblica-l’Espresso, a Santoro e AnnoZero ma anche ad Antonio Di Pietro, l’uomo che non e’ mai stato perdonato per aver applicato la legge quando era pubblico ministero a Milano.

In una democrazia liberale, le cose dette da questi intellettuali (e da molti altri) avrebbero dovuto dirle – immediatamente dopo le parole di Cicchitto alla Camera – i rappresentanti dell’opposizione in Parlamento, a cominciare dal PD (che invece se l’è cavata con qualche battutina sui pompieri) e il presidente della Camera Fini (che invece alla Camera ha taciuto, salvo poi fare la parte del buon poliziotto a qualche cerimonia natalizia).

Martedi’, appena ascoltato l’allucinante, surreale “dibattito” alla Camera, scrivevo su questo blog che “anche noi che non siamo felici di quest’Italia, vorremmo poter dire, ‘per fortuna che l’opposizione c’è’. Intanto potrebbe cominciare, tutta insieme, con un gesto semplice ma significativo; esprimere la dovuta solidarietà civile a tutti quelli – persone, giornali, istituzioni – attaccati oggi, al Parlamento italiano, cosi’ vilmente da Fabrizio Cicchitto. Fin’ora quella solidarieta’ civile e umana e’ stata data solo da Di Pietro. Invece dovrebb’essere tutta l’opposizione a ricordare alla destra e al paese che la nostra civilta’ non prevede la morte civile ne’ l’ostracismo. Ci piacerebbe che cosí restasse.”

Troppi nel PD e ancora di piu’ nei mezzi d’informazione hanno invece perso l’ennesima occasione; abbassare i toni, è tutto quello che hanno saputo bofonchiare, come se il problema Italia – di cui si parla e si scrive sulle televisioni, sui giornali, nelle università e nelle cancellerie di tutto il mondo – fosse un problema di bon ton.

Uscito dall’ospedale, il “miracolato” ha detto: “Se cambiano i toni, il mio dolore non è inutile”. Attenzione, siamo in presenza (ancora una volta!) di un linguaggio metafisico, la mistica dell’Unto del Signore, il Messia“con le palle” mandato dalla Provvidenza. La macchina della propaganda offre alla plebe estasiata il dolore del prescelto, che ora assume valore pubblico, salvifico, in linea con tutta la strategia berlusconiana da quando, quindici anni fa’, “scese in campo”.

L’Unto del Signore oggi ha anche fatto sapere la strategia per le prossime settimane e mesi: “Alcuni esponenti dell’opposizione sembrano averlo capito: se sapranno davvero prendere le distanze in modo onesto dai pochi fomentatori di violenza, allora potra’ finalmente aprirsi una nuova stagione di dialogo. In ogni caso, noi andremo avanti sulla strada delle riforme che gli italiani ci chiedono”. Traduzione: l’annientamento completo dell’opposizione; il notorio ‘o con noi o contro di noi’ o come dice Giorgio Bocca: “D’ora in poi sarà impossibile criticare Berlusconi, perché hanno montato un grande ricatto: se non tacete siete comunisti e terroristi”.

Il segretario del PD Bersani martedi’ alla Camera, riferendosi alle parole di Cicchitto, ha detto che si è andati “oltre il segno”. Oltre il segno si è andati quindici anni fa’, caro Bersani, quando si e’ permesso ad un miliardario discusso, proprietario di un impero mediatico, di“scendere in campo” e – grazie solo ai suoi mezzi di propaganda – impadronirsi dell’Italia. In nessun altro paese civile, in nessun paese a tradizione liberal-democratica, sarebbe potuta accadere una cosa del genere.

Il dramma dell’Italia – ancora una volta – non è tanto questo caudillo che ormai ci ha sputtanato in tutto il mondo e che ha ridotto il paese a sua dependance; il vero dramma è l’assenza (salvo rare eccezioni) di una vera opposizione democratica all’interno delle istituzioni e di una vera informazione democratica (anche qui, salvo rare eccezioni) che rispetti i cittadini e quella regola essenziale: conoscere per deliberare. Anche in questi giorni, l’informazione servile, controllata, direttamente o indirettamente, da quel caudillo, ha offerto uno spettacolo violento, osceno, inaccettabile.

Abbassare la guardia di fronte a questo governo razzista e liberticida, composto di violenti, ignoranti e fanatici, accelererà solo la strada verso la tirannide. Come scrivo spesso su questo blog, a questo punto l’onere ricade su tutti noi, cittadini di buona volontà che vogliono finalmente costruire una Repubblica degna di questo nome – che è res publica appunto, cosa di tutti e non Cosa Nostra o Cosa Loro. Che fare? Converrà, io credo, tenere i nervi ben saldi, non dare sfogo a istinti e passioni irrazionali e violenti e illuminare questa notte con il lume della ragione e la pratica della non-violenza. E’ importante non cadere mai nelle provocazioni dei violenti e dei disonesti e non lasciare soli coloro che vengono attaccati dai vassalli, valvassori e valvassini del principe. Questo non è davvero il tempo di tacere. Se in Italia i soliti sacerdoti del potere – compresi i tanti eunuchi della Citta’ Proibita dell’informazione – ancora si attardano sulla stampa “colta” e in TV a cantare le lodi dell’imperatore e criminalizzare il dissenso, nel mondo reale (altro che facebook!) continuano le critiche e le prese di distanza verso Silvio Berlusconi, un uomo di cui ci si vergogna; chiudeva ieri un editoriale (espressione della direzione del giornale) di uno dei piu’ prestigiosi quotidiani britannici, The Guardian: “world leaders should start distancing themselves from such a man” (i leader mondiali dovrebbero iniziare a prendere le distanze da un uomo come questo).

Indeed! Non sarebbe una cattiva idea portare il caso Italia in Europa; l’Unione Europea non è solo moneta unica ed è ora che si assuma le sue responsabilità quando la democrazia le muore in casa.

mercoledì 16 dicembre 2009

Più rete meno Lega

Zanna Bianca Maroni vuole imbavagliare la Rete. Mettere filtri per impedire agli italiani di accedere a dei siti inseriti in una lista nera, una black list mentre è allo studio anche undivieto delle dirette streaming da parte di Paolo Romani. La Cina non ha osato tanto. Da un suonatore (discreto) di sax e da chi azzannò (forse per rabbia) il polpaccio di un poliziotto non me lo aspettavo. Da un difensore dei popoli oppressi.
In un altro Paese un ministro degli Interni incapace di difendere il suo primo ministro si sarebbe dimesso. Lui rilancia alla ricerca di nemici esterni. Il manganello della Polizia è ormai il simbolo della Padania. Colpisce e colpisce. Studenti, operai dell'ALCOA,manifestanti di Piazza Fontana solo l'altro giorno. La Lega delle pallottole a 300 lire, della bandiera italiana con cui ci si può pulire il culo, del "Ho un sogno nel cuore: bruciare il tricolore" cantato a Lugano da quattro ministri leghisti, dei giochi educativi on line come "Rimbalza il clandestino" è contro la violenza della Rete. Se milioni di italiani mandano a fanculo on line un corruttore, puttaniere, piduista, amico dei mafiosi è colpa della Rete che li informa o del corruttore, puttaniere, piduista, amico dei mafiosi?
Il giorno 8 luglio 1998 il quotidiano La Padania fece dieci domande sull'origine (mafiosa?) dei patrimoni di Berlusconi. Forse istigava all'odio anche la Padania? Doveva essere chiusa allora da piduisti alla Cicchitto? Il "mafioso di Arcore", parole di Bossi, è oggi il padrone della Lega che tiene al guinzaglio corto. Maroni sa che in politica nulla è peggio dei rinnegati. Di coloro che hanno lottato, io credo in buona fede all'inizio, contro la P2 e la mafia per ritrovarsi servi di un piduista che definisce un pluriomicida come Mangano "un eroe". Perchè votarli? Per uno del centro destra a questo punto è meglio l'originale. La Rete è la cattiva coscienza della Lega. Chiunque può ascoltare cosa dicevano pochi anni fa i capi leghisti e vedere cosa sono diventati ora: gli stuoini della P2.
Più Rete, meno Lega, è matematico, l'ha capito anche Maroni. Tra un po' lo capiranno tutti gli italiani, anche sopra il Po. Per aiutarli scaricate il pdf con le 10 domande della Padania a Berlusconi, leggetelo ai leghisti, stampatelo e diffondetelo ovunque. Per quelle domande gli italiani aspettano ancora delle risposte.
Fonte: www.beppegrillo.it

La Kriptonite

Il terribile Di Pietro si è presentato in aula a Montecitorio. Al suo apparire i deputati del Pdl sono usciti in massa. Kriptonite non poteva essere sopportato oltre da chi ha salvato Cosentino dal carcere, dispone al suo interno di un plotone di condannati in via definitiva e/o sotto inchiesta e ha approvato lo Scudo Fiscale per il rientro dei capitali mafiosi. Chi ha armato la mano di Tartaglia? Di Pietro! Chi gli ha suggerito potenza e angolazione di tiro sulle gengive? Di Pietro! Chi istiga alla violenza di piazza? Di Pietro! Chi non va in ospedale a visitare colui che ama? Di Pietro! Chi ha suggerito l'arma di distruzione del Duomo con la madonnina di punta e di tacco? Sempre lui, l'orco della Camera. Ma chi era responsabile delle forze dell'ordine che non hanno protetto Berlusconi? Di Pietro? No, Maroni, ministro dell'Interno! Forse, sotto, sotto, si era messo d'accordo con Di Pietro, ma il Pdl ha comunque fatto blocco. Quando ha parlato Zanna Bianca è rimasto a Montecitorio, compatto, ad applaudire.

da: www.beppegrillo.it